PROSA
10 spettacoli trovatiÉ la notte del 29 aprile del ’45 a Milano sono in corso festeggiamenti per la Liberazione dall’occupazione nazifascista: momento storico che apre un periodo carico di conflitti e di trasformazioni che segneranno i costumi e la società italiana. Le tensioni tra le classi sociali e il desiderio di autodeterminazione delle donne sono i due motori della storia.
La vicenda si svolge nella cucina di un’antica villa alle porte della città meneghina in uno spazio seminterrato dove, la Signorina Giulia, donna dell’alta società italiana, decide di abbandonarsi alla trasgressione.
Dunque, non un’opera narrata e manifestata con la sequela di brani e pagine suonati e cantati per raccontare anche dell’autore e del suo tempo, ma la esecuzione di un florilegio di ogni compositore scelto tra le creazioni più significative. Il fine è di connotarne il profilo personale e artistico con precisa intenzione di mettere in luce la pertinenza dell’opera e la personalità dell’artista con la storia tutta del suo Paese. In questa stagione sarà l’Italia. La scelta è caduta su Donizetti, Verdi e Puccini. Per semplificare la tendenziosità dell’assunto, Italia dal Risorgimento al Regno.
Cultura e società non solo italiane, naturalmente. La musica è “parlata” e compresa da tutta l’umanità.
Michele Mirabella dialogherà con il maestro Mauro Trombetta e sarà affiancato dal pianista Marco Regazzi, dal coro San Gregorio Magno di Trecate e da alcuni cantanti lirici.
Si accorge che la sua vita produce sofferenza?
In una società dove solo il bello è vincente, solo il sano è tollerato, padre e madre non hanno scampo: Helen va allontanata, messa in un istituto, nascosta, dimenticata. Ma in casa arriva Anna, dura, inflessibile, con una storia di semi cecità alle spalle, una vita trascorsa in mezzo a creature “difettate“.
È una storia vera e racconta l’epocale passaggio alla lingua dei segni, considerata tra le prime dieci grandi scoperte della storia moderna, un bene immateriale dell’umanità, una rivoluzione linguistica che ha permesso di aprire un dialogo tra chi parla e chi non parla. La lingua dei segni, in questo caso applicata sul palmo delle mani, un alfabeto tattile, che permetterà ad Helen di raccontare la sua storia, di apprendere, di esprimere sentimenti e necessità, di crescere e di farsi rispettare.
Grazie ad un adattamento che va all’essenza, Anna dei miracoli ci racconta tanto di noi, dei nostri limiti e del coraggio che ci vuole a superarli.
Le barzellette hanno attraversato il mondo e le culture vestendosi dell’abito locale, ma portando con sè elementi pescati ovunque. La stessa struttura di una storiella sarda che racconta la lite tra vicini la ritroviamo in una barzelletta cecoslovacca sull’invasione russa del ‘68. I carabinieri italiani in Francia diventano belgi. I tirchi sono scozzesi o genovesi e, un po’ ovunque, ebrei. Le barzellette sugli afroamericani quando arrivano in Italia finiscono sul corpo degli zingari. Se ne racconti solo un paio rischi di fare il gioco dei razzisti. Ma se ne metti in fila tante dimostri che nelle storielle c’è anche una grande compassione. Ci ricordano infatti che possiamo ridere di tutto e soprattutto di noi.
Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati sbarcano sulle scene rituffandoci nell’Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra.
L’adattamento è fedele alla meravigliosa sceneggiatura di Age e Scarpelli senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere moderna quell’epoca lontana.
Il cast si avvarrà di attori di primo piano cresciuti alla lezione di quei mostri sacri della recitazione che sono stati Gassman, Mastroianni, Totò e gli altri attori del film.
Uno spettacolo divertentissimo ed emozionante, assolutamente da non perdere.
Dunque, non un’opera narrata e manifestata con la sequela di brani e pagine suonati e cantati per raccontare anche dell’autore e del suo tempo, ma la esecuzione di un florilegio di ogni compositore scelto tra le creazioni più significative. Il fine è di connotarne il profilo personale e artistico con precisa intenzione di mettere in luce la pertinenza dell’opera e la personalità dell’artista con la storia tutta del suo Paese. In questa stagione sarà l’Italia. La scelta è caduta su Donizetti, Verdi e Puccini. Per semplificare la tendenziosità dell’assunto, Italia dal Risorgimento al Regno.
Cultura e società non solo italiane, naturalmente. La musica è “parlata” e compresa da tutta l’umanità.
Con la sua affilata ironia e pescando dalla sua storia personale e dagli autori che più ama, Dix mette in scena un recital vivace e documentato per affermare il comune destino dei figli: la lotta individuale per meritare l’amore e l’eredità dei padri
“Il piacere dell'onestà”, scritta del 1917, sarebbe un bel messaggio per la società ipocrita e disonesta di questi tempi. È un testo breve, ma non semplice e dalla trama molto intricata, che tratta di temi di carattere esistenziale, come quelli della differenza tra l'essere e l'apparire o tra la “maschera” e chi si è veramente.
Angelo Baldovino, un nobile decaduto, malvisto dalla società in cui vive a causa del suo passato costellato di imbrogli dovuti al vizio del gioco. Egli, su invito di un vecchio compagno di scuola, accetta di unirsi in matrimonio ad Agata, una giovane donna che aspetta un bambino da un nobile ammogliato, il marchese Fabio Colli. Un matrimonio, insomma, che deve creare l'apparenza della rispettabilità ed evitare lo scandalo, permettendo il continuare della tresca. Baldovino con quella scelta, vuole farsi vendetta “contro la società che nega ogni mia firma”, cercando di apparire onesto in un mondo che non rende affatto facile esserlo. Solo che quell'apparenza di onestà che gli viene richiesta spinge via via Angelo a comportarsi in modo sincero mentre tutti gli altri attorno a lui continuano a essere i mascalzoni di sempre. Solo la giovane Agata ne coglie il senso profondo, nutrendo per lui una specie d'amore. Così quello che è nato come un inganno sociale si trasforma nell'unione vera di due esseri. Geppy Gleijeses, dopo il successo della sua magnifica interpretazione di Domenico Soriano in “Filumena Marturano, affronta il protagonista de “Il piacere dell’onestà” con la classe indiscussa del primo attore, affiancato da un’attrice che si divide tra il cinema e il teatro, Vanessa Gravina.
La regia è di Liliana Cavani, la più grande regista donna che abbiamo, di fama internazionale. Così la stampa:
Nello spettacolo della Cavani è la limpidezza con cui è trattata la torbida materia. Ho percepito un senso (buono) dell’antico, del sobrio, del silenzioso. Merito primo e assoluto di Geppy Gleijeses, misurato allo stremo e poi di Vanessa Gravina, luminosa. Franco Cordelli – Corriere della Sera Sapori viscontiani e introspezione. Baldovino è reso da un grandissimo e medianico Geppy Gleijeses che riesce, in modo formidabile, a ricostituire la sagoma malsana e surreale d’una sorta di magnetico Salvo Randone. Rodolfo Di Giammarco – La Repubblica
Manipolando gli strumenti democratici si può rendere fascista per anni un intero paese senza nemmeno dirla mai la parola “fascismo”, facendo in modo che il linguaggio fascista sia accettato socialmente in tutti i discorsi, buono per tutti i temi, come fosse una scatola senza etichette - né di destra né di sinistra - che può passare di mano in mano senza avere a che fare direttamente con il suo contenuto. Il contenuto. Ecco il problema essenziale.
Questo monologo offre istruzioni di metodo e in particolare istruzioni di linguaggio, l’infrastruttura culturale più manipolabile che abbiamo. Le parole generano comportamenti e chi controlla le parole di tutti controlla i comportamenti di tutti. È da lì, dai nomi che diamo alle cose e da come le raccontiamo, che il fascismo può affrontare la sfida di tornare contemporaneo. Se riusciamo a convincere un democratico al giorno a usare una parola che gli abbiamo dato noi, quella sfida possiamo vincerla.