Cremaschi in riviera
Una serata concerto dedicata al Festival di Sanremo
sabato 4 febbraio 2023, ore 21
Un evento benefico, a favore di Anffas di Crema e CRE Centro riabilitazione equestre ‘Carla Baccanelli Tolotti’, a tre giorni dal via della settantatreesima edizione del Festival di Sanremo: una serata concerto a tutto Sanremo al Teatro San Domenico di Crema che racconti quanta passione scatena anche a livello locale la manifestazione musicale più pazza del mondo. Questo è il succo di Cremaschi in riviera, evento voluto dall’Assessore alla Cultura del Comune di Crema Giorgio Cardile in collaborazione con la Fondazione Teatro San Domenico, nata da una idea di Emanuele Mandelli. L’evento sarà sul palco del San Domenico sabato 4 febbraio dalle ore 21. Il ricavato dei biglietti d’ingresso - prezzo fisso 10 euro - sarà devoluto equamente tra Anffas di Crema e CRE Centro riabilitazione equestre ‘Carla Baccanelli Tolotti’.
Cremaschi in riviera sarà una serata molto variegata, tra musica, teatro e uno sguardo all’attualità e alla storia dei cremaschi a Sanremo; condurrà la serata il pop-Sindaco Gianluca Savoldi, più volte inviato a Sanremo per stampa e tv locali.
L’intervento di apertura spetterà a Stefano Mauri che racconterà le storie dei cremaschi e di Crema a Sanremo; poi i saluti di Davide Simonetta, firma delle canzoni di Marco Mengoni, Tananai e Rosa Chemical, e di Lucio Fabbri, da sempre uno dei direttori dell’orchestra di Sanremo. Seguirà un primo momento musicale con Matteo Spinelli alla voce e alla chitarra, con brani eseguiti al festival. Ci sarà spazio anche per un racconto delle tante storie incrociate sul palco dell’Ariston con Musica leggerissima (il resto meno), narrazione scritta e interpretata da Emanuele Mandelli. Una selezione dei più incredibili eventi accaduti al festival, una cronaca che unisce musica, storia del paese e anche qualche mistero. Apice e chiusura della serata saranno gli Overdreams, storica band cremasca che proporrà cover di famose canzoni sanremesi, note al grande pubblico, come un juke-box vivente che preparerà il pubblico alla maratona festivaliera della settimana seguente. Sul palco Stefano Bernardi, Paolo Cogni, Guido Sangiovanni, Andrea Spinelli. Quest’ultimo presenterà anche il suo nuovo singolo inedito Corde.
La manifestazione è sostenuta e promossa dal Comune di Crema, Assessorato alla Cultura, e dalla Fondazione Teatro San Domenico; ha contribuito all’organizzazione l’associazione culturale Crema Live HeART. Media partner Sussurrandom.
Info e biglietti: www.teatrosandomenico.com
0373.85418
di Alberto Di Risio e Paolo Belli
con Paolo Belli, Juan Carlos Albelo Zamora, Gabriele Costantini, Mauro Parma, Enzo Proietti, Gaetano Puzzutiello, Peppe Stefanelli e Paolo Varoli
regia di Alberto Di Risio
produzione Pb Produzioni SRL
Lo spettacolo, che ha debuttato nella stagione teatrale 2022 ottenendo grande successo e applausi a scena aperta, è l’evoluzione naturale di Pur di fare Musica, commedia che ha riscosso il riconoscimento della critica e del pubblico nelle stagioni precedenti.
In Pur di far Commedia storie e aneddoti esilaranti accompagnano il pubblico alla scoperta di personaggi a volte surreali, ma che si dedicano senza limiti a realizzare il sogno di vivere seguendo la propria passione. Paolo racconta le mille peripezie ed i colpi di scena vissuti in tanti anni di carriera, fra esilaranti provini a musicisti strambi ma geniali, momenti di riflessione ed i suoi grandi successi rivisitati in una nuova veste. Prosa, canzoni e risate sono gli ingredienti di Pur di far Commedia dove Paolo,
accompagnato da sette musicisti, lascia più spazio al parlato, ai racconti e all’interazione con il suo pubblico, si lascia trasportare dai ricordi riuscendo a coinvolgere i presenti, emozionando ed emozionandosi, ripensando al percorso finora fatto.
Siamo in un’ipotetica sala prove e Paolo sta preparando il nuovo tour quando viene sopraffatto dagli eventi: fra ritardi, nuovi musicisti da provinare e personaggi dalla personalità ingombrante, la commedia racconta la vita quotidiana di chi fa questo mestiere con grande dedizione malgrado le mille difficoltà.
Finito a sorpresa in questa eccentrica band, il protagonista dovrà adeguarsi al linguaggio dei suoi stravaganti musicisti.
Adattamento e regia di Ugo Chiti
con Amanda Sandrelli, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Gabriele Giaffreda, Elisa Proietti e con Lucianna De Falco nel ruolo di Spartana.
scene Sergio Mariotti
costumi Giuliana Colzi
luci Marco Messeri
musiche Vanni Cassori
Lisistrata imperversa da quasi 2500 anni sulla stupidità, l’arroganza, la vanità, la superficialità degli uomini.
Lisistrata ci guarda dal lontano 411 a.c., anno del suo debutto nel teatro di Dioniso ai piedi dell’Acropoli di Atene e scuote la testa sconsolata di fronte alle tragedie, alle miserie, ai disastri provocati da quella stupidità, arroganza, vanità, superficialità,
che sono tutti sostantivi femminili, come la guerra che da questi viene immancabilmente generata, ma che sono immancabilmente attributi maschili.
Lo fa attraverso un meccanismo teatrale modernissimo, una specie di farsa dove molto si ride, ma che in maniera paradossale e insieme umanissima ci fa scoprire senza falso pudore, tra sghignazzi e continui doppi sensi saporosissimi i
meccanismi perversi dell’irragionevolezza umana.
Lo fa additando senza ipocrisia, con un linguaggio diretto e divertentissimo, i vizi, le perversione, il malcostume, la corruzione, le debolezze che ci portano da millenni a ritenere la violenza l’unico mezzo per risolvere i conflitti, per appianare le liti.
Arca Azzurra e Ugo Chiti, mettono in scena Lisistrata.
Lo fanno rinnovando la loro più che trentennale collaborazione, simbiosi, sintonia, arricchendo il loro comune percorso attraverso gli ultimi decenni della scena teatrale italiana, con la forza, la misura, la dedizione, l’impegno che ha contraddistinto ogni loro spettacolo.
Lo fanno avendo trovato in Amanda Sandrelli una protagonista perfetta per la commedia di Aristofane.
Di e con Milano 5.0
Rafael Andres Didoni, Germano Lanzoni, Walter Leonardi, Folco Orselli, Flavio Pirini
Flavio Pirini, Folco Orselli, Germano Lanzoni, Rafael Andres Didoni, Walter Leonardi alias Milano 5.0 sono colpevoli di un reato molto grave: “contaminazione emotiva”. In un tempo in cui tutto è parcellizzato, atomizzato e confinato non c’è spazio per chi travalica i confini e migra in continuazione tra i vari Stati emotivi. Invece per i Milano 5.0, il nomadismo emozionale è proprio la loro poetica: “Stretching Emotivo”.
Lo spettacolo è un recital a cinque voci. Un susseguirsi di musica e parole: monologhi comici e no, battute impegnate e becere, liriche e poesie ironiche, canzoni melanconiche e graffianti. Il focus è l'essere umano contemporaneo alle prese con la quotidianità. E dunque la sveglia, il traffico, il lavoro, la tecnologia, la famiglia, la fede, la città, Milano, Milano due volte, il rapporto di coppia, l'amore, la voglia di vivere e a volte anche la voglia di non farlo.
Attingendo dai loro repertori, personali e di gruppo, i 5.0 mescolano il punto di vista di cinquantenni del terzo millennio con una personale rivisitazione della tradizione e particolare attenzione alla "scuola milanese” (Gaber, Jannacci, Fo, Cochi e Renato, Paolo Rossi), trovando in tale miscela metodo e codice espressivo.
I Milano 5.0 sono legati da una amicizia che dura da più di 20 anni condividendo oltre che palchi e pedane l’amore per la comicità, la canzone d’autore e anche una poesia metropolitana che raccoglie e restituisce la vita di tutti i giorni.
Di Margaret Mazzantini con Nancy Brilli e Chiara Noschese
regia Leo Muscato
scene Federica Parolini
costumi Lisa Rufini
disegno luci Alessandro Verazzi
assistente alla regia Alessandra De Angelis
assistente scene e costumi Eleonora De Leo
Due sorelle gemelle in contrasto tra loro, come due pianeti opposti nello stesso emisfero emotivo. Anemone, sensuale e irriverente, che aderisce ad ogni dettaglio della vita con vigoroso entusiasmo, e il suo opposto Ortensia, uccello
notturno, irsuta e rabbiosa creatura in cerca di una perenne rivincita. Le due per un gioco scenico si rivolgono alla stessa terapeuta dell’occulto e svuotano il serbatoio di un amore solido come l’odio.
Ed è come carburante che si incendia provocando fiamme teatrali ustionanti, sotto una grandinata di risate. In realtà la Manola del titolo, perennemente invocata dalle due sorelle, interlocutore mitico e invisibile, non è altro che la quarta parete teatrale sfondata dal fiume di parole che Anemone e Ortensia rivolgono alla loro squinternata coscienza attraverso un girotondo di specchi, evocazioni, malintesi, rivalse canzonatorie.
Una maratona impudica e commovente, che svela l’intimità femminile in tutte le sue scaglie.
Come serpenti storditi le due finiranno per fare la muta e infilarsi nella pelle dell’altra, sbagliando per l’ennesima volta tutto. Perché un equivoco perenne le insegue nell’inadeguatezza dei loro ruoli esistenziali. Un testo sfrenato che prevede due interpreti formidabili per una prova circense senza rete. Ma che invoca l’umano in ogni sua singola cellula teatrale.
CON
SONIA BERGAMASCO
MARCO SCOLASTRA, pianoforte
una proposta di Nino Criscenti
dal libro Mozart di Paolina Leopardi
musiche di Wolfgang Amadeus Mozart
drammaturgia di Sonia Bergamasco
Nel settembre del 1837 esce a Bologna, per i tipi di Nobili e Comp., in una bella veste grafica, un libretto di 35 pagine, dal titolo Mozart, senza indicazione dell’autore.
Una biografia di Mozart, una delle prime in italiano. Anonima.
Quattro copie del libro si conservano nella biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, una in casa Leopardi a Recanati. La casa di chi quella biografia l’ha scritta: Paolina, l’amata sorella di Giacomo. In casa Leopardi si è sempre saputo che era di Paolina quel Mozart, ed è lei stessa a dichiararlo in una lettera del 1838 a un’amica bolognese: un documento che dice molto dell’autrice e di questa sua biografia mozartiana. Ci dice, per esempio, che «la censura ne tolse i più piccanti pezzi e
mi fece gran rabbia». La censura ecclesiastica. Che rilascia l’imprimatur, ma solo dopo che il testo è stato emendato. Emendato dei “più piccanti pezzi”. Che non conosceremo mai, perché il manoscritto è perduto.
«Lessi la vita di Mozart in francese, una volta, e la ridussi in italiano», scrive Paolina all’amica bolognese in quella stessa lettera. E così si è pensato a una traduzione de La Vie de Mozart di Stendhal. No. Paolina era una francesista, ha pubblicato traduzioni dal francese, amava Stendhal, ma il suo Mozart non è quello del grande
scrittore. «Solo poche righe all’inizio del capitolo II ricordano (in maniera stringatissima e non fedelmente) una sequenza di Stendhal», scrive Giovanni Vigliar presentando nel 1997 l’edizione del Mozart di Paolina sulla rivista “Studi leopardiani”.
Non francese ma tedesca è stata la sua fonte principale: la biografia mozartiana di Georg Nikolaus Nissen (secondo marito di Constanze, la vedova di Mozart)
pubblicata a Lipsia nel 1828. È lì che Paolina ha trovato le lettere di Leopold e di Wolfgang, di cui riporta ampi brani. Padre e figlio. Parla spesso di Leopold in quelle trentacinque pagine. Lo presenta con queste parole: «buon padre, onesto maestro di musica, ma uomo avido e di limitati pensieri». «Giovinotto di forti pensieri», è invece Wolfgang, poche righe prima. Dura, con Leopold, Paolina. Nel padre di Mozart vedeva suo padre. E in Wolfgang suo fratello. Quando esce il libro, Giacomo
non c’è più, già da tre mesi. Scrive Giovanni Vigliar: «La sorella ripercorre la vicenda terrena di Wolfgang e vi trova analogie con quella di Giacomo: la breve vita, l’odio tenace verso la soffocante città natale, un rapporto problematico con il padre, la mancanza di mezzi che rende difficile la vita al genio».
Paolina Leopardi racconta Mozart è un recital per attrice e pianoforte, acuto e sorprendente, che si snoda attraverso la voce di una testimone d’eccezione.